Intervista di Joiner Villasmil a Hebe Muñoz su J. BERNAVIL: «Un giorno ho iniziato a scrivere come chi parla con il mare»
Nata a Puerto Cabello, Venezuela, risiede attualmente in Italia. È figlia, madre, sorella, moglie, amica, insegnante di lingue, impiegata amministrativa, traduttrice e poeta italo-venezuelana, Membro Corrispondente Attivo del Círculo de Escritores de Venezuela per l’Italia. Ha pubblicato quattro raccolte di poesie bilingue (italiano-spagnolo). Alcune delle sue composizioni fanno parte di varie antologie poetiche nazionali e internazionali. La sua opera poetica ha ricevuto riconoscimenti a livello internazionale, tra cui il recente Premio Internazionale di Eccellenza “Città del Galateo”, insignito della medaglia del Presidente della Repubblica Italiana.
In collaborazione con suo marito, il poeta Francesco Nigri, e con la poetessa Manuela Copercini, organizza a Fidenza (Parma) il «Recital Poetico LIBERTAD ES PALABRA per la Libertà, la Pace e i Diritti Umani», con la partecipazione di poeti italiani e venezuelani, e con il Patrocinio Morale del Círculo de Escritores de Venezuela.
La poetessa italo-venezuelana Hebe Muñoz riceve dal Sindaco Antonietta Casciotti e dall’Amministrazione Comunale di Alba Adriatica il Premio Donna per la Cultura 2024, con la seguente motivazione: «una penna che combatte la violenza con coraggio per dare voce a chi non può parlare». Riceve il Premio come INVITATA D’ONORE PER LA CULTURA al LORIS GALA DELLA MODA di ALBA ADRIATICA, tenutosi sul Lungomare Marconi di Alba Adriatica.
In questa occasione abbiamo avuto il piacere di intervistarla in J. BERNAVIL con l’intento di conoscere meglio la sua essenza come donna e come poeta. Lei ci dice che vive poeticamente e la sua voce poetica si mescola tra due lingue, arricchendo le tonalità e gli accenti nei suoi versi.
Hebe Muñoz, quanti anni di poesia scorrono nella tua creazione?
Dalla finestra della mia stanza, grande e aperta sulla vita, si vedeva solo il mare, il mare di Santa Marinella. Mi scosse il momento esatto in cui presi coscienza del mio essere di fronte a quella immensa profondità ondulante e tranquilla. Mi scoprii viva e parte integrante e attiva della mia umanità emozionata. Quel giorno iniziai a scrivere, come chi parla con il mare, in versi, di tutto ciò che avevo letto fino a quel momento della mia vita e del mio contemplare giorno dopo giorno. Avevo undici anni.
Non ho mai smesso di parlare in versi con il mondo, con me stessa e con i cuori che vogliono leggerli e accoglierli. Sono passati più di quarant’anni e continuo a sommare tutto questo con grande gioia.
Come ti vedi nel futuro?
Futuro, che tempo intangibile, lo specchio onirico dell’oggi. È per quest’ultima ragione che non mi vedo, mi sogno e mi sforzo ogni giorno per questo. Mi sogno in compagnia di mio marito e di mia figlia, della mia famiglia. Sogno uno spazio di fronte al mare dove continuo a scrivere ciò che vivo poeticamente: le mie impressioni e le mie certezze. Mi sogno, in questa continuità di pace con me stessa e con il mondo che mi circonda, ringraziando sempre Dio. Mi sogno a tenere laboratori creativi di poesia per tutte le età perché è uno scambio di crescita e mi piace molto dare, imparare, crescere, condividere, ricevere.
Sei in Italia e traduci le tue poesie in italiano, come è stata questa esperienza? Le traduzioni le fai tu stessa?
I miei poemi nascono in entrambe le lingue – spagnolo e italiano -, non sono traduzioni in italiano né viceversa. Quando scrivo, lo faccio simultaneamente in entrambe le lingue. Per me è spontaneo e naturale scrivere così perché vivo tra le parole delle due lingue, che nella mia realtà significano vivere nella terra fertile del mio cuore, dove corro libera per i suoi prati per poi offrire a tutti i fiori multiformi e multicolori che lì crescono. Vorrei che le mie poesie fossero ponti multiculturali. L’ho detto più volte: sono una tessitrice di mondi e di culture perché, unirli attraverso il verso essendo parte attiva del processo globale di questo presente storico, è una chiamata personale a essere agente attivo e creatore di armonie nella mia generazione.
Se prendi una mia poesia in italiano e la stessa poesia in spagnolo e leggi un verso in una lingua e il successivo nell’altra lingua, noterai che non cambia il suo messaggio, né la sua forza comunicativa né la sua emozione. Molti dei miei lettori me lo hanno fatto notare. Sono poesie perfettamente bilingue.
Me lo ha fatto notare anche mio marito, il poeta Francesco Nigri, che un giorno mi chiese di fare un esperimento per corroborare qualcosa che aveva identificato nelle mie composizioni poetiche, ed è stato: una lettura congiunta di una delle mie poesie nel modo in cui ti ho detto prima.
Il mio stupore è stato grande perché, così come l’acqua non sa di essere acqua, e il vento non conosce la meraviglia delle sue carezze, neanche io mi rendevo conto di ciò che naturalmente facevo nello scrivere in questo modo, cioè comunicare e donare emozioni in due lingue attraverso i miei versi. È una nobile responsabilità che assumo con umiltà e con rispetto per la parola e per il lettore.
In cosa non sei sincera quando scrivi poesia?
Per me, se non è autentica, non è poesia. Non la scrivo.
E quale sarebbe la tua verità poetica più grande?
La mia verità poetica più grande è quella che mi ha insegnato il grande poeta Armando Rojas Guardia, maestro ammirato e insostituibile amico, che magistralmente l’ha espressa in una conferenza tenuta all’Università Metropolitana di Caracas il 16 ottobre 2013 (UNIMET), di cui ti condivido un breve estratto: (…) “Vivere poeticamente è vivere dall’attenzione: costituirsi in un solido blocco sensoriale, psichico e spirituale di attenzione verso tutta la dinamica esistenziale della propria vita, verso l’espressività del mondo, verso la sinfonia di dettagli quotidiani in cui questa espressività si concretizza (questo implica un raffinamento orchestrale della vita dei nostri sensi e uno sforzo cosciente per valorizzare la nostra percezione degli oggetti che popolano il nostro ambiente)… Vivere poeticamente è anche vivere nell’attesa del momento ispiratore, dell’istante denso, del minuto colmo di vita in cui si squarciano i veli dell’intendimento e si accede a uno stato qualitativamente superiore di coscienza.” (…)
A questa verità si aggiungono altre due grandi lezioni.
Una mi è stata insegnata dal mio tutor di poesia per diversi anni, il Prof. Jerónimo Ayalón: “continua a essere sempre contemplatrice attiva della bellezza silenziosa di tutte le cose mute”.
L’altra è del mio caro e ammirato poeta José Pulido: “La Poesia è una cosa seria”.
Se avessi l’opportunità di scrivere e diventare famosa per questo, la coglieresti?
Questi sinonimi della parola «fama» secondo la Real Academia Española, mi piacciono molto: prestigio, reputazione, notorietà, onore. Li accompagno con l’aggettivo “buono”, “buona” perché per raggiungerli significa che devo lavorare con tenacia, onestà, integrità, serietà, con impegno, tenendo sempre presente che sono i lettori i testimoni dello sforzo personale e sono loro a conferire questo alto riconoscimento.
Per questo dico: certo che accetterei di essere famosa per scrivere! Questo si tradurrebbe in una moltiplicazione di opportunità per seminare più amore per la poesia in modo che un numero maggiore di vite venga emotivamente impattato da essa. La scrittura poetica continua a essere un veicolo per l’espressione artistica che si connette con diverse esperienze umane, oltre a essere un canale di ispirazione e riflessione dell’essere umano. Voglio far parte attiva di questo movimento autentico e nobile dove la vera protagonista è la Poesia e mi piacerebbe molto percorrere questo cammino insieme a chi crede lo stesso.
Considero che la fama non sia una cosa spregevole né cattiva, ciò che non deve essere è il fine che muove qualcuno; ciò che non bisogna fare è transigere né sui propri principi né sui propri valori. La passione per le lettere, il rispetto per le arti, la responsabilità che si deve avere con sé stessi, con la Parola e con gli altri, devono essere il faro che guida questo cammino che onora la Poesia. Poter lasciare un’impronta che apre strade è un onore.
Come pensi che finirà il tuo mondo poetico? Pensi che ci sia un limite alla creatività?
Io, sicuramente, un giorno non sarò più fisicamente qui su questa terra, ma la poesia che ha ispirato i miei versi li sosterrà, non li lascerà morire. Qualcuno un giorno li leggerà e ogni volta che ciò accadrà, in essi rivivrò tutte le volte.
Il mio mondo poetico non finirà. Vivere poeticamente ti aiuta a trascendere i piani dell’esistenza. La creatività non ha un limite, il mondo che ci circonda è ricco di motivazioni e ogni giorno è un nuovo giorno.
A volte l’ispirazione sembra essere addormentata o giocarmi brutti scherzi, ma i versi arrivano puntualmente al momento giusto perché in realtà ero in uno stato di contemplazione, di osservazione, di ascolto, di ricezione e in attesa di ciò che poi avrei scritto.
Chi ti ha ispirato a scrivere come scrivi?
Leggere molto è per me un piacere, è viaggiare nel tempo e in tutti i mondi, siano essi geografici che umani. Ho iniziato a leggere a 4 anni e a cinque avevo già una poesia preferita che, inoltre, ho imparato a memoria perché mi piaceva molto perdermi con il pensiero nelle sue immagini, come ad esempio il trionfale corteo dei “quattrocento elefanti / sulla riva del mare” di *A Margarita Debayle* di Rubén Darío.
I miei genitori mi davano sempre cose interessanti da leggere.
Con la poesia di Andrés Eloy Blanco *Los hijos infinitos* mi sono avvicinata alla comprensione dell’amore dei genitori senza confini; con Miguel Otero Silva, ho imparato a pensare alla trascendenza, ad andare oltre le pareti della mia stanza quando ho letto *Siembra*: (…) <<Ascoltami! Aspiro a che viviamo nelle voci vibranti del mattino. Voglio perdurare insieme a te nella linfa profonda dell’umanità: nel sorriso del bambino, nella pace degli uomini, nell’amore senza lacrime. Per questo, come dovremo donarci alla rosa e all’albero, alla terra e al vento, ti chiedo di donarci al futuro del mondo.>>
In un’occasione ho trovato questi versi di María Calcaño che mi hanno mostrato la forza della poesia al femminile, mi sono identificata con i suoi versi liberi che hanno lasciato una traccia in me, la traccia della scrittura libera e autentica. Ricordo in particolare questi versi:
“(…) Sulle mie spalle
tremola la notte;
una forca
che agitava nell’aria
due lune.
Mi avvicina una strana paura.
E mi sento donna,
deliziosamente donna! (…)”
Dal libro “Canzoni che ascoltarono le mie ultime bambole”, se non ricordo male.
Per motivi di lavoro e di studio dei miei genitori, mi sono trasferita con loro in Italia. Fu allora che conobbi la lirica di Ungaretti, il precursore dell’Ermetismo. Per me era una poesia difficile da capire ma che, leggendola, mi portava alla riflessione.
Ricordo come mi colpì profondamente quando lessi per la prima volta questo verso della sua poesia *Eterno*: «Tra un fiore colto e l’altro donato / l’inesprimibile nulla». Questo aprì in me la necessità di indagare nel mistero del creato per avvicinarmi alla verità delle cose come approssimazione all’assoluto.
Nei primi anni del liceo italiano mi ispirarono Dante con l’universalità della sua *Divina Commedia*; Giosuè Carducci con le sue *Odi barbare* che celebrano il mondo medievale; Gabriele D’Annunzio con *La pioggia nel pineto* – “canto del risveglio della natura sotto la pioggia e con la musica” – quando nella sua metafora centrale il poeta unisce la pioggia con le lacrime in una metafora magistrale: “Risponde / al pianto il canto / delle cicale”.
Di loro, tra gli altri, mi ha ispirato l’antico italiano ricco di strutture poetiche diverse da quelle contemporanee, la ricerca di un vocabolario bello come è l’antico linguaggio, le figure poetiche frutto di una contemplazione concentrata e attenta.
Già studiando all’università, al mio ritorno in Venezuela, ho iniziato a leggere poeti contemporanei di lingua spagnola, ricordo in particolare Borges, Neruda, Gabriela Mistral con il suo struggente e sentito poema *Desolación*, Benedetti, César Vallejo e Cortázar tra gli altri. La loro poesia impegnata con la storia, con l’essere e con il fare umano, con le emozioni e con i sentimenti, ha diretto il mio sguardo verso l’essere sociale, verso l’impegno con la storia e verso la responsabilità del poeta con la sua generazione e con le sue emozioni.
Sono tornata in Italia e ho portato con me tutto ciò che avevo vissuto in precedenza, per aggiungere ora quello di questo lato dell’oceano e quello dell’altro lato, più la mia storia personale e di vita.
A questa fonte di ispirazione si aggiungono poeti che ho avuto l’onore di conoscere e con cui ho condiviso amicizia, affetto rispettoso e conversazioni illuminanti sulla poesia, il mondo e i poeti, come ad esempio i grandi poeti Armando Rojas Guardia (+) e Salvador Tenreiro Diaz (+).
Raccontaci dei tuoi libri, descrivili uno per uno per capire il filo conduttore tra tutti.
“Pegasa, rinata dalle acque” è una raccolta di poesie intime che racconta il mio percorso nella vita, nella ricerca della poesia in ogni esperienza vissuta. Un processo pieno di sospiri, difficoltà, pianti, cicatrici, migrazioni, rinunce, decisioni, scelte, errori, ma sempre con il desiderio di vivere appieno e di amare tutto con gioia. L’evoluzione delle poesie contenute riflette le fasi che ho attraversato: da bambina a madre adolescente e infine, dopo tanto cammino, a donna adulta con esperienza e con la vera sensualità femminile, quella dell’amare, dell’essere e del riconoscersi amata, rinata e libera di volare.
“ESCUDEROS della Libertà”. Una raccolta di poesie nata dagli eventi socio-politici accaduti in Venezuela nel 2017. Le poesie in questo libro sono dedicate a tutti gli scudieri venezuelani: gli studenti con i loro scudi di cartone colorati, la madre lavoratrice, il padre di famiglia sacrificato, i bambini affamati e malati, i professionisti privati della loro dignità, gli artisti disprezzati, gli invisibili, gli esiliati, gli emigranti e coloro che sono morti nell’intento. Perché ognuno di loro, con grande coraggio e dai loro pulpiti personali, sono scudieri che lottano ogni giorno in un paese distrutto, senza aver perso la speranza della libertà. Questo libro è dedicato a loro, che per me sono un grande esempio di vita.
“HEFRA Amarsi Amarse”. Un libro scritto a quattro mani (in co-autoria) tra mio marito, il poeta italiano Francesco Nigri, e me. Il prologo del libro è del poeta Edgar Vidaurre, e mi piacerebbe citare alcune delle sue parole riguardo al libro: «La raccolta di poesie intitolata HEFRA o Amarsi, scende e si eleva, oltre il fenomeno letterario, in una sequenza di poesie che non sono disposte in modo piatto o lineare, ma percorrono un sentiero pieno di labirinti, meandri, spirali, mandala e ritorni che si dipanano e allo stesso tempo rivelano il corpo dell’amore nelle sue diverse fasi di trasformazione creativa.»
Libro di poesie d’amore, HEFRA è un’edizione bilingue in italiano e in spagnolo con Prefazione del poeta Edgar Vidaurre, Presidente del Circolo degli Scrittori del Venezuela, e con una Poesia Introduttiva del poeta José Pulido.
Cosa ti è costato dimenticare? Credi che la scrittura aiuti a dimenticare?
Credo che uno dei beni intangibili dell’essere umano sia la memoria, e con essa, i suoi ricordi. Non voglio dimenticare perché ciò che ho vissuto è la radice di ciò che sono.
Attraverso la scrittura, questo processo cognitivo, che implica la codifica, la consolidazione e il recupero dei dati, l’identificazione delle emozioni e il riconoscimento dei sentimenti – antichi e nuovi – che formano la base della mia esperienza e apprendimento nel tempo, si espande e si immortala in parole, segnando il mio passaggio su questa terra.
La poesia ti ha salvato in qualche modo particolare?
Sì, la poesia mi ha salvato dal “semplice esistere”. Nel mio poema “Il mondo è” canto questa vittoria del vivere poeticamente e lo propongo come un avvertimento di fronte al pericolo di lasciarsi avvolgere dall’apatia in cui si può cadere. Il mondo, così dico, è un luogo pericoloso, se…
“Il mondo è
un luogo pericoloso
Potresti perdere
il desiderio di sorridere
lasciare che l’amore sfugga
quello
che in due secondi
può cambiare
il significato della tua vita
Corri il rischio di
confondere
silenzio con lacrime
lacrime con tristezza
gioia con follia
follia con disordine
Questo mondo è
insicuro
se lasci il tuo cuore
sul davanzale
della finestra dei sogni
in una notte di amarezza (…)
Sconfiggi il mondo
preserva il tuo
dona follia
abbandonati ad essa”
– Frammento –
Grazie alla Poesia, per questo e per molte altre cose, per continuare a salvarmi in modo speciale.
Per cosa ringrazi i tuoi lettori?
Ringrazio i lettori per il loro tempo dedicato alla lettura dei miei poemi, per aver permesso ai miei versi di entrare in loro e unire le mie emozioni alle loro. Questo fatto è per me un mistero alchemico affascinante, poiché crea minuti di unità umana nelle emozioni. Alcuni di loro leggono i miei poemi con tale attenzione che a volte scoprono persino qualche errore di battitura, grammatica o vocaboli – sia in spagnolo che in italiano – e sono così gentili da scrivermi per farmelo notare, affinché possa correggerlo. Sono estremamente grata anche per questo.
Vuoi ottenere qualcosa nella vita o senti di aver già raggiunto tutto?
Per me la Vita stessa è già un premio non meritato ma donato, una grazia. Questo prezioso premio mi motiva, mi spinge a onorare con impegno, autenticità e umiltà ogni sfida nel mio cammino. Voglio imparare dalle mie cadute e dai miei errori. Voglio accettare la mia fragilità e riconoscere le mie forze. Non mi basterà la vita per raggiungere tutto, scrivere tutto, ottenere tutto, perché inoltre gli assolutismi non mi sono mai piaciuti. Mi piace la relatività, i punti di vista e essere consapevole che ancora mi manca e che Dio non ha ancora finito con me.
Cosa ti manca da imparare?
Mi manca ancora molto da imparare. Il giorno in cui non imparerò più in questa dimensione sarà perché non sarò più qui. Andrò via con il desiderio ardente di continuare a imparare nell’aldilà.
Chi riporteresti in vita? Se potessi…
Mi piace lasciare andare coloro che se ne sono andati, coloro che ci hanno preceduto. Resto con ciò che è invisibile e eterno che mi hanno dato e che io ho dato loro. In ogni caso, la mia speranza è di poterci incontrare di nuovo con un grande abbraccio e fare una grande conversazione quando arriverò dove sono loro.
Redazione e Intervista a cura di Joiner Villasmil
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